Mentre sullo sfondo prosegue l’acceso scontro legale tra Apple e Epic, intanto all’orizzonte emergono problemi anche per Sony, accusata di essere monopolista con il suo PlayStation Store.
E’ chiaro che stiamo vivendo un clima all’insegna della rivoluzione digitale, dove gli store di app e videogiochi hanno un ruolo cruciale nell’ecosistema dell’intrattenimento. Nell’ambito console il monopolio non è mai stato un grosso argomento di discussione, tuttavia negli anni sia Microsoft che Nintendo hanno reso i loro store digitali non solo flessibili dal punto di vista delle restrizioni regionali, ma hanno anche concesso la vendita dei codici a distributori di terze parti.
Lo stesso discorso non può certamente applicarsi con il PlayStation Store di Sony, che a partire dal 2019 ha deciso di interrompere la distribuzione di chiavi digitali dei giochi PlayStation, rendendo impossibile acquistare una copia digitale del gioco anche su altre piattaforme del settore abilitate alla vendita.
Queste limitazioni, che obbligano gli utenti ad acquistare i giochi a prezzi svantaggiosi, è stata oggetto di una class action che accusa l’azienda giapponese di avere un atteggiamento monopolista nei confronti della vendita di contenuti digitali legati a PlayStation.
La class action è stata deposta il 7 maggio presso la Corte Distrettuale del Distretto Nord della California ed è stata messa in moto per rappresentare oltre un milione di utenti PlayStation provenienti dagli Stati Uniti.Nel documento si parla anche di tre titoli PlayStation 5 molto popolari venduti ad un prezzo molto più alto sul PlayStation Store rispetto alla loro controparte fisica. Non vengono citati esplicitamente i nomi, ma vista la penuria del catalogo PlayStation 5, è lecito sospettare che si tratti di Demon’s Souls, Returnal e Spider-Man: Miles Morales.