Strage Texas: Apple ha contattato l’FBI per sbloccare l’iPhone del killer

Il colosso Apple sta respingendo le dichiarazioni dell’FBI in merito all’omicidio di massa avvenuto in Texas domenica scorsa, affermando che ha raggiunto l’ufficio di presidenza “immediatamente” per offrire assistenza per entrare nell’iPhone del killer e accelerare la sua risposta a qualsiasi processo legale.

L’attacco, che ha lasciato 26 vittime e molti altri feriti, è stato commesso da Devin P. Kelley, ormai deceduto, al quale è stato confermato di aver portato con sé un iPhone che potrebbe contenere informazioni cruciali sulle sue attività inerenti la sparatoria.

L’FBI ha inizialmente dato la colpa ad Apple – anche se non ha menzionato l’azienda per nome – con l’ agente speciale dell’FBI Christopher Combs che ha accusato la crittografia standard del settore di impedire alle forze dell’ ordine di accedere al contenuto dei dispositivi di proprietà dei killer: “Le forze dell’ ordine non sono sempre più in grado di entrare in questi smartphone. Posso assicurarvi che stiamo lavorando duramente per entrare nel dispositivo”, ha detto Combs in una conferenza stampa.

Tuttavia, un report di Reuters pubblicato oggi ha rivelato che l’FBI non ha chiesto assistenza a Apple durante una finestra critica di 48 ore, in cui l’ impronta digitale di Kelley avrebbe potuto ancora sbloccare un iPhone dotato di Touch ID. Ad ogni modo, bisogna comunque sottolineare che il modello di iPhone di Kelley rimane sconosciuto, così come l’abilitazione del Touch ID.

Un portavoce Apple, in una dichiarazione rilasciata a BuzzFeed, afferma che l’azienda ha contattato subito l’FBI: “Il Washington Post sta riportando che un funzionario dell’ FBI ha persino riconosciuto l’ offerta di assistenza di Apple alla fine di ieri sera, ma che non aveva bisogno dell’ assistenza dell’ azienda in quanto gli esperti del laboratorio criminale dell’ ufficio stavano determinando se ci fosse un altro modo per accedere ai dati”.

Sembrerebbe quindi che l’FBI preferisca evitare di ricorrere a misure così estreme per accedere ai contenuti del dispositivo di un cittadino americano, soprattutto considerando la “guerra” contro Apple sul caso del killer San Bernardino: probabilmente l’exploit adottato in quel determinato episodio non funziona su dispositivi di ogni tipo. Anche se Apple rispetta legalmente le garanzie per i dati iCloud, l’FBI non ha ancora un metodo definitivo per aggirare la crittografia che protegge le misure di autenticazione iPhone, che Apple rende quasi impossibile da aggirare senza il codice di accesso dell’ utente.

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