Tecnologia e sport: Google Glass, la nuova frontiera dell’agonismo

Siamo abituati a seguire lo sport in ogni momento e in ogni luogo: quello che non trasmettono le televisioni o le radio, oppure che non è da noi fruibile nell’immediato, può essere letto su internet tramite tablet o smartphone. Travolti dai risultati, dai punti conquistati o perduti, dalle classifiche e dal prossimo match, non ci fermiamo a riflettere su quanto sia cambiato il mondo dello sport dal Diciannovesimo secolo fino ad oggi. Basta osservare vecchie fotografie o filmati in bianco e nero per evincere che l’abbigliamento sportivo era molto diverso da quello odierno, spesso ingombrante, e che non sempre il fisico degli atleti era scultoreo.

Gli sport, supportati dalla scienza e dalla tecnologia, si evolvono proprio come ogni altra attività umana, dando vita ad attrezzature e abbigliamento sempre più performanti. I materiali non sono l’unico ambito investito dal progresso, perché nel tempo sono migliorate anche l’attenzione verso la nutrizione e l’analisi dei dati atletici. Senza andare troppo indietro negli anni, basti pensare che il costume con cui Novella Calligaris vinceva i Campionati del mondo nel 1973 era molto diverso da quello usato da Federica Pellegrini per compiere la stessa impresa nel 2009 e nel 2011.

Dopo i tessuti sempre più aerodinamici e idrodinamici e i cerotti colorati per i dolori muscolari, di cui Pietro Mennea non ebbe bisogno per realizzare e mantenere il primato mondiale nei 200 metri piani per ben 17 anni, quale sarà la prossima innovazione nel mondo dello sport? Una delle possibilità è certamente Google Glass, gli speciali occhiali creati da Google attualmente in fase di perfezionamento. Questi occhiali, da vista o da sole, permettono di visualizzare sulle lenti informazioni e notifiche che generalmente compaiono sullo schermo dello smartphone, ma anche aggiornamenti stradali, descrizioni di opere d’arte o di monumenti e permettono anche di scattare foto e girare video.

Applicare i Google Glass allo sport, che sia il calcio o la pallacanestro, significa innanzitutto spostare la prospettiva dell’osservazione: gli spettatori potranno infatti vedere la partita dal punto di vista degli atleti. Telecamere, microtelecamere e telecamere-droni, per quanto numerose e potenti, non possono darci quello che ci regaleranno gli occhiali di Google, ossia poter osservare il match con gli occhi del nostro giocatore preferito, vedendo esattamente quello che vede lui. Un esempio è il video che potete vedere qui sotto, in cui il tennista Roger Federer indossa i Google Glass durante un allenamento con il suo coach Stefan Edberg.

Questa diversa prospettiva della partita implica varie cose, come una spettacolarizzazione estrema capace di provocare emozioni impensate e una visione migliore per coloro che scommettono online dal mobile mentre guardano la TV, come è possibile fare su www.williamhill.it/mobile/sports. Osservare un match dall’interno, cosa che i Google Glass permetteranno, significa farsi un’opinione più ampia sull’andamento della partita e di conseguenza scommettere con più cognizione di causa. Non dovremmo più basarci soltanto sulle intuizioni, intavolando conversazioni infinite con gli amici, ma potremmo contare “sugli occhi” dei giocatori che ci guideranno.

Il panorama dello sport si accinge dunque a cambiare nei prossimi anni, andando incontro alle esigenze degli spettatori, ma anche degli atleti che troveranno il modo di giovare di tale progresso. I Google Glass potranno infatti interagire con gli sportivi, registrando i movimenti durante gli allenamenti e consigliando cosa fare e quando. Ottenere dati in tempo reale significa poter correggere eventuali errori o imperfezioni compiute durante un salto, un lancio o un passaggio. I sensori degli occhiali producono feedback sia per quanto riguarda le azioni di gioco che per quanto riguarda la frequenza respiratoria, cardiaca e così via, andando a sostituire molti strumenti di misurazione con un unico paio di occhiali. Non resta che goderci lo sport così come lo conosciamo e prepararci intanto alla rivoluzione 2.0 che presto o tardi lo investirà.

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