Grande scandalo tra i Marine statunitensi: scoperto un gruppo Facebook che conteneva foto di soldatesse nude, con allusioni e commenti sessisti.
Le conseguenze non possono che essere molto pesanti, tanto quanto le azioni di quei soldati. A tal proposito il Pentagono ha aperto un’indagine e, se dovesse constatare ufficialmente delle infrazioni, potrebbe addirittura avanzare delle accuse penali.
Secondo alcune indiscrezioni sembra che fossero presenti almeno un migliaio di foto di donne nude, con nome e unità di appartenenza, tutte condivise sul gruppo Facebook “Marines United”, con più di 30.000 iscritti fra marines in servizio, veterani e British Royal Marines: sembra inoltre che le foto siano state scattate all’insaputa delle interessate, mentre altre sarebbero state prelevate dai loro profili Instagram sempre senza alcun tipo di comunicazione.
A far emergere lo scandalo è stato un veterano che ha combattuto in Iraq e in Afghanistan, Thomas Brennan, pubblicando un articolo sulla sua rivista “War Horses”, secondo il quale lo scorso gennaio sulla pagina Facebook “Marines United” è stato condiviso da un contractor un link di Google Drive contenente le foto di donne marines nude. L’uomo è stato ora sollevato dai suoi incarichi.
“Ho pubblicato la storia con l’intenzione di schierarmi con quello che è giusto e nel rispetto dei principi dei Marine” spiega l’ex soldato. Da quel momento Brennan ha ricevuto minacce di morte alla sua persona e alla sua famiglia: hanno messo una taglia sulla foto della figlia ed hanno minacciato di stuprare sua moglie.
“Prendere di mira uno dei nostri Marines, online o in altri modi, è inappropriato, di cattivo gusto e mostra assenza di rispetto. Il successo di ogni Marine dipende dalla reciproca fiducia e dal reciproco rispetto. Mi aspetto che ogni Marine mostri la più alta integrità e fedeltà ai suoi colleghi” , commenta Robert B. Neller, comandante generale dei Marine Corp.
La faccenda è ora sotto l’indagine del Naval Criminal Investigative Service, tuttavia al momento non è stato precisato il numero di persone coinvolte che rischiano la corte marziale. Un funzionario rimasto anonimo perché non autorizzato a rilasciare dichiarazioni relative al personale, ha affermato che almeno un contractor è stato licenziato per via dello scandalo.
Secondo alcune indiscrezioni sembra che siano almeno 12 le donne in servizio attivo identificate dalle fotografie. Le pagine e i gruppi social dove si effettuava la condivisione delle foto sono stati rimossi da Facebook e Google su richiesta del corpo.
Purtroppo non è il primo episodio di sessismo o molestie contro le donne nelle forze armate statunitensi: soltanto lo scorso 2016 le forze armate americane hanno ricevuto 6.000 denunce per molestie sessuali, una cifra che non rispecchia il quadro reale, dato che numerose soldatesse che non escono allo scoperto per timore di ritorsioni.
Uno scandalo che non dovremmo sentire tanto lontano dal nostro Paese, anche se nello Stivale al momento sono coinvolti dei “civili”, giusto per indicare le persone non in divisa: di recente in Italia sono stati scoperti numerosi gruppi Facebook che inneggiavano allo stupro e alla strumentalizzazione della donna, seguiti da migliaia di persone, ma nel nostro caso il social blu non ha ancora adottato le giuste contromisure.