L’applicazione WhatsApp non ha consentito per ore l’invio di immagini, audio e video. I messaggi di testo, però, hanno continuato a funzionare regolarmente.
Secondo le prime ricostruzioni, i problemi legati all’applicazione di chat non sarebbero di natura tecnica, ma si tratterebbe di una sorta di di “censura selettiva“.
Le reali motivazioni del blocco potrebbero essere attribuite alla censura di tutte le immagini inerenti Liu Xiaobo, l’attivista Premio Nobel per la pace recentemente scomparso a causa di un cancro dopo anni di detenzione. Tale censura è stata effettivamente eseguita anche su altri canali social come WeChat.
La notizia del blocco di WhatsApp, che secondo alcune testimonianze ha avuto una durata di diverse ore, è stata rilanciata da numerose testate internazionali e, secondo il quotidiano francese Le Monde, sembra che al momento l’applicazione abbia ripreso a funzionare al 100%.
Il blocco intrapreso dal governo cinese prende il nome di “Grand Firewall“, ovvero una censura che va a colpire soltanto la diffusione di contenuti multimediali, risparmiando i messaggi di testo. Al momento la piattaforma WhatsApp è l’unico social di proprietà di Mark Zuckerberg che può essere utilizzato in Cina: Facebook è stato bloccato sin dal 2009, così come Instagram non è accessibile dal 2014.