Yougov ha portato a termine una ricerca che fa sorridere e descrive la personalità di tutti i possessori di uno smartphone. Non è di certo il tipo di ricerche che siamo consueti leggere ma anch’essa ha una sua importanza sociologica. Ci mostra come ormai anche gli smartphone caratterizzino il mondo dell’individuo.
Yougov tratta gli smartphone come se fossero segni caratteristici di precise classi sociali. I possessori di uno smartphone con sistema operativo iOS sono forniti di una personalità che tende a seguire le mode e ama frequentare i locali più in voga. Al contrario chi possiede un dispositivo Android è un ribelle che ama vivere in famiglia ma preferisce informarsi ed avere un proprio stile più tosto che perdersi nelle mode del momento. Mentre chi possiede un BlackBerry rientra in un preciso rango sociale che mostra la faccia imprenditoriale della società, è segno caratteristico di eleganza.
Una ricerca che di corto non ci dice nulla di nuovo ma conferma quelle che da sempre hanno rappresentato le linee guida che ci hanno mostrato in quali fette di mercato i vari dispositivi si sarebbe andati a piazzare per le proprie caratteristiche.
Tit: Google può influire sulle ricerche che effettuiamo Meta: una sentenza afferma che Google, data la libertà di espressione, può decidere di degradare o avvantaggiare a suo piacimento i siti web. Google controlla e Google governa, questo sembra il motto che le sale di tribunale urlano in questo periodo. BigG si trova da tempo a combattere con molte controversie legali e l’ultima sentenza in ordine cronologico va, però, in suo favore. La sentenza arriva dagli Stati Uniti.
I fatti risalgono a qualche anno fa quando una società, denominata CoastNews, accusò Google di aver intenzionalmente piazzato troppo in basso nei risultati di ricerca il proprio sito web perché concorrente. Stavolta il giudice ha deciso di non punire Google ma di mettere in atto l’articolo della costituzione americana che sancisce il diritto di espressione.
Così Google, come qualsiasi altro motore di ricerca, può decidere di gestire a proprio piacimento la pagine dei risultati di ricerca senza dover chiedere il permesso a nessuno. La libertà di espressione è riuscita a concedere a Google una delle poche vittori, nelle molte battaglie legali degli ultimi anni.